Questa è la parte in cui credo.

Una società capace di mettere le persone al centro, restituendo valore alle comunità, ai loro bisogni inascoltati, alla voce di chi sta fuori dalle logiche esasperate della competitività.

Il cardinale Matteo Zuppi lo spiega perfettamente in questa intervista a L’Unione Sarda di oggi.

E usa una parola troppo spesso fraintesa o declassata: la speranza.

Che non significa attesa o rassegnazione, ma semmai volontà, fede civica, capacità di diventare ognuno di noi soggetto attivo di una società più equa e più umana.

La desertificazione dei nostri territori, lo spopolamento che pervade la nostra Isola, nascono anche da questo, dal disinteresse verso le persone e verso le loro vocazioni, dal distacco che nel tempo si è creato fra chi governa e chi chiede risposte di governo.

Abbiamo dunque il dovere di riportare entusiasmo tra le persone, investire nelle reali potenzialità dei territori, nei loro punti di forza.

E questo significa, nei fatti, destinare risorse per le zone interne, risorse per le economie locali, risorse per trasformare i più deboli in cittadini forti e intraprendenti.

Detto altrimenti, significa dare gambe e corpo ad un Piano Regionale contro lo spopolamento e l’abbandono delle nostre comunità.

Ci devono credere i nostri giovani che qui, in questa terra, possono davvero far crescere i loro sogni e i loro progetti.

Ci devono credere le famiglie. Ci dobbiamo credere tutti e tutte. Perché la vera speranza nasce da qui.

Ed è una speranza che come ognuna delle parole che compongono il mio progetto politico, va messa #nerosubianco per un futuro nuovo.

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